L’impatto della tecnologia sull’industria della moda

Tecnologia e moda, due settori che sembrano non avere niente in comune invece la tecnologia ha avuto un grande impatto sulla moda e sul fare moda.

Ecco alcune tecnologie che hanno cambiato la moda.

  • I programmi CAD: Hanno permesso di ridurre gli spazi usati nell’industria della moda. Per fare un cartamodello servivano tavoloni grandi, riga e squadra ora con programmi quali Inkscape o Seamly basta avere il pc. Inkscape è un programma CAD open source, ovvero aperto agli utenti che possono aiutare a migliorarne le prestazioni, lo stesso dicasi per Seamly. Pro2CAD è invece a pagamento e pensato solo per Windows.
  • Applicazioni Anche il disegno dei figurini di moda è passato da manuale al digitale con applicazioni quali Prêt à Template con cui si può disegnare su figurini già pronti e passare alla modellista il disegno via mail.

POLYVORE: Un’applicazione che consiglio per le “principianti della moda”, disponibile sia per Android che per iOS, perché crea outfit mescolando i capi venduti dai principali store online, perfetta perché combina l’amore per il fashion e lo shopping online, gli outfit creati sono basici, ma sempre perfetti, per chi va sempre di fretta e non vuole sbagliare outfit per un’occasione speciale.

STYLEBOOK: Inventata da una ex stagista di Vogue, vi aiuterà a vestirvi in base alla stagione e all’evento che dovrete partecipare, basterà caricare le foto del vostro guardaroba, per mettere a disposizione dell’applicazione un database da consultare e organizzare in base alle esigenze. Utilissima perché diventa una sorta di catalogo del vostro guardaroba, ordinato per colore e tessuto, da portare sempre con se e visionare quando si va a fare shopping, così non succederà più di dimenticare quell’amabile pantalone in fondo all’armadio per scoprire, una volta a casa, di averne comprato uno identico.

  • Stampanti 3D L’uso delle stampanti 3D ha dato un forte impulso al settore della moda poiché consente la realizzazione di forme e modelli impossibili da creare con le tecniche manifatturiere tradizionali, grazie alla stampa 3D il capo viene lavorato con un software e inviato alla macchina che lo rende reale nell’immediato, eliminando passaggi multipli, dal taglio al confezionamento.
  • L’uso di Internet of Things (IoT): utilizzato per far diventare il singolo capo di abbigliamento un mezzo di comunicazione fra rivenditore e consumatore, nonché aiutare quest’ultimo a comprendere come il prodotto stesso sia realizzato e possa essere personalizzato.
  • Big data e Intelligenza Artificiale: vera rivoluzione del marketing del secondo millennio, la Big data Analysis e i sistemi di intelligenza artificiale, specie se combinati, possono perfezionare sia il servizio clienti e fornendo loro un’esperienza sempre innovativa e quanto più vicina possibile alle esigenze specifiche del cliente, addirittura rilevando l’urgenza nelle richieste del cliente sulla base del tono di voce, del linguaggio utilizzato e dell’emozione espressa nel corso delle chiamate al servizio clienti, sia apportare un vantaggio netto al brand. Non solo: dal lato del cliente: possono anche consentirgli di sottoporre ad analisi il proprio corpo o il proprio viso per ottenere delle risposte precise sui vestiti, trucchi, accessori, o altro, più adatti alla sua fisionomia; dal lato del brand, possono essere utilissimi alleati nell’elaborazione e programmazione delle strategie di mercato, dei processi produttivi e dell’analisi dei risultati, garantendo un tempo di risposta alle situazioni di criticità molto più ridotto rispetto ai metodi tradizionali.
  • Realtà aumentata (c.d. Augmented Reality, o AR): l’avvento dell’AR ha, di fatto, consentito di creare dei veri e propri camerini digitali, che consentono, per mezzo dell’utilizzo di una semplice fotocamera, di visualizzare il prodotto (su un manichino o su sé stessi), aiutando il cliente troppo impegnato o troppo timido a scegliere la soluzione più adatta a lui nella comodità della propria casa e/o ufficio e ottenendo, in cambio, una maggiore fidelizzazione e soddisfazione dello stesso, che si sente pienamente guidato e coinvolto nel processo di scelta del prodotto. Il cliente avrà meno problemi nel provare un capo, soprattutto quando si tratta di magliette o camicie (di cui spesso la taglia non varia da capo a capo a differenza dei pantaloni) basterà usare l’applicazione o lo specchio virtuale presente in negozio o nell’applicazione dello store.

Queste sono strategie di marketing di brand extension o co-branding, che sfruttano le odierne tecnologie, a partire dall’Internet of Things per arrivare alla realtà aumentata, per modificare la tradizionale interazione col cliente e rendere l’esperienza col marchio singolare e differenziata, partendo dal messaggio che la società vuole diffondere (per mezzo di molteplici canali di comunicazione, in particolar modo dei social, vero baluardo del fashion 4.0, e di soggetti, facenti parte degli stessi, appositamente scelti per rappresentare l’immagine ideale del cliente di un determinato marchio), fase nella quale l’utente assume una posizione preminentemente passiva, fino ad arrivare alla personalizzazione della vera e propria esperienza di acquisto, che pone invece l’utente in una posizione di dominanza attiva con un vero e proprio utilizzo della tecnologia al servizio del consumatore, e non viceversa.

Così che gli utenti si sentono inclusi, compresi e pienamente accontentati, potendo interagire col marchio, vivendo esperienze custom-made sulle proprie necessità, sentendo di poter in qualche modo influenzare anche le scelte del marchio cui sono più affiliati. La soddisfazione derivante da una simile esperienza determina a sua volta, in una catena cliente-cliente e non più brand-cliente, la volontaria pubblicizzazione del prodotto, e il vero successo a livello globale del brand, con enorme beneficio delle vendite.

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